- Testo tradotto dalla versione inglese
Lo so, il nome del mio blog sarà riconosciuto solo da pochi di coloro che lo leggeranno, ma ho deciso di iniziare questa avventura di un blog personale,( un’idea che mi ha ronzato nella mente per un po’ di tempo durante il periodo di quarantena per la Covid-19), con qualcosa di vicino ai miei gusti e sentimenti ma, capace di esprimere il tipo di atteggiamento e di sguardo che auguro a me ed alla nostra società e che sembra essere ancora più indispensabile, in questo periodo di auto-isolamento forzato.
Green Gloves è il titolo di una canzone dell’album “Boxer” dei The National, dove il protagonista, per descrivere quanto gli manchino i suoi amici, decide di indossare i loro vestiti ma portando con sé una parte di ciò che lui è, i “guanti verdi”. Decide di sedersi dove gli altri sono soliti sedersi come a cercare di vivere le loro esperienze, un’esperienza empatica, una continuazione della narrazione delle relazioni con i suoi amici.
Naturalmente, le persone che mi conoscono potrebbero chiedersi “qual è il legame con te? Non lavori nell’arte contemporanea?
Vero ma, a me interessa quel tipo di arte che cerca significati e forme di significato capace di tessere conversazioni con la società e la storia. Questo tempo ha dimostrato quanto ognuno di noi sia profondamente legato all’altro e lo abbiamo capito, sia per come il virus si diffonde sia perché abbiamo verificato quanto la vita di ciascuno di noi ha avuto bisogno delle cure dell’altro. Questo tempo ha dimostrato quanto, tutte le volte che immaginiamo l’essere umano come una soggettività isolata, questa sia una percezione distorta che abbiamo di noi stessi e delle nostre relazioni con il mondo.
Allo stesso tempo, si sono palesate drammaticamente molte criticità contemporanee latenti, proprio grazie a questa rottura di continuità della nostra quotidianità. Una di queste è certamente la condizione di vita delle donne e le problematiche che hanno dovuto affrontare: dalla chiusura delle scuole alla perdita del lavoro, alle difficoltà riscontrate durante il periodo di quarantena fino alle limitate possibilità di riprendere le condizioni lavorative lasciate. Le donne, già pagate meno e solitamente con un lavoro più precario, sono diventate tra le parti più colpite dalla crisi della Covid-19. Per questo motivo, ho scelto come immagine per rappresentare il blog un particolare di “Panel X Tortures of Women”, 1976 di Nancy Spero. Questo lavoro della Spero mi ha molto inspirato per i riferimenti sociali e storici della sua narrazione, caratterizzata dal suo costante sforzo, durato tutta la sua vita, di trovare spazio per esprimersi nel mondo, sia per sé che per gli altri. In particolare, queste opere descrivono le drammatiche condizioni femminili che le donne subivano sotto le crudeli dittature del tempo ma, parlano anche delle briglie sociali e culturali, delle gabbie e delle costrizioni che hanno bloccato la vita e le potenzialità delle donne nel corso della storia e che le hanno impedito di essere protagoniste e di plasmare il mondo in cui vivevano.
Questo però, non ci deve far sottovalutare che alla base di questa narrazione c’è tutta la forza vitale delle donne, del loro pensiero e, nel caso della Spero, tutta l’energia profonda e generativa della sessualità femminile.
Il mondo che illustra è per molti versi simile a quello cha stiamo vivendo ed il dramma della pandemia ha reso ancora più evidente il tipo di vincoli sociali ed economici in cui le donne vivono, ovunque.
Per questo motivo il mio blog vuole essere una voce in una conversazione collettiva per creare uno spazio ed un’esperienza di condivisione attraverso l’arte, il cinema, la musica e la cultura in generale ma, avendo la premura di indossare i “green gloves” della nostra relazione con il tempo, la storia ed presente che si fa storia.
Per fare ciò, ho pensato di utilizzare un focus specifico, la prospettiva di donna, naturalmente perché sono una donna ma, anche perché è inimmaginabile guardare alle lotte quotidiane che le donne vivono ancora nella loro vita sociale, e in se stesse, senza essere consapevoli che il mondo continuerà a perdere metà delle sue energie e dei suoi significati se i cambiamenti, che per era esistono in parte o non completamente, non si realizzeranno pienamente.